Capitolo XIII - L'amico Osorkon (prima parte)

Appoggiato al fusto di una palma Ramseth guardava il Nilo, maestoso e sanguigno sotto i raggi del sole morente. Sembrava una lunga colata di rame ed argento fuso in corsa  verso la valle. Palme dalle chiome piumate  svettanti verso il cielo, giunchi flessuosi e  sottili,  papiri sommersi, parevano seguire come lui lo scorrere delle acque che andavano a frangersi contro le radici. Altre presenze, pericolose ma dall'apparenza sonnacchiosa e tranquilla, dividevano con lui quel tramonto.
"Il mio amico Ramseth non dovrebbe essere così triste ora che cielo e terra gli sorridono."  la voce dell'amico Osorkon lo sorprese alle spalle.
"Nel calice della gioia non manca mai una goccia di dolore!" rispose il ragazzo sollevando il capo.
"Dimmi di cosa è fatto il tuo dolore ed io lo spezzerò in due  e un pezzo lo porterò per te... in due si soffre meno della metà! Però, allontanati da lì, amico mio, o non avrai più fardelli da portare: c'é un coccodrillo che pare abbia evidente interesse per le tue gambe."
Il ragazzo si staccò dal tronco; anche il coccoderillo si scosse dall'apparente quiete e con sorprendente agilità risalì il breve pendio che lo separava dalla probabile preda.
"Sono preoccupato, Osorkon."
Ramseth degnò il mostro di suprema indifferenza.
"Parlami della tua preoccupazione."
"... dopo che te ne avrò parlato - il ragazzo ebbe una lieve esitazione - non mi crederai pazzo?"
"Osorkon è pronto ad ascoltare senza giudicare."
"Allora ascoltami! Non sono figlio di Re o prediletto di Ammon, né ho avuto dal destino la possibilità di compiere grandi cose, ma..."
"Quello che hai da dire, dillo." lo sollecitò l'amico.
"In questi giorni ho conosciuto nuovi amici..." cominciò Rameth.
"Kafer... Keriut..." assentì il pescatore.
"Ho conosciuto anche un'amica..."
"Ah.ah... - sorrise l'altro - Aspettavo proprio che me ne parlassi... L'aquilotto ha fortificato le ali ed è pronto a spiccare il volo... Ho saputo della bella Sirikit e della festa a cui hai partecipato ed ho saputo che ti ha chiamato fratello del mio cuore."
"No! No! - rettificò il ragazzo - Non è a lei che mi riferisco, ma ad Emma... E' ad Emma Vittoria che mi riferisco."
"Em...Emma? - ripeté l'amico - Emma Vittoria?... E che nome è mai questo?"
Ramseth scosse il capo ed ebbe un sorriso enigmatico.
"Ha la mia età, ma... non è ancora nata!"
"Ha la tua... - anche Osorkon scosse il capo - Vuoi burlarti di me, amico mio stai o vaneggiando?"
"No! Non sto vaneggiando. No! -  il ragazzo si era immesso sulla strada, una delle tante stradine che portavano al porto - Emma vive nel futuro.  - spiegò; era chiaramente emozionato e per non mostrarlo, prendeva a calci  ciottoli e pietre - E' una dei figli, dei figli dei figli, così fino ad arrivare a quelli che verranno  fra  tanti e tanti anni.  - Osorkon lo guardava sbalordito - Io non so come sia accaduto, ma è accaduto... Emma mi parla da un tempo che deve ancora venire e mi insegna molte cose."
"Capisco!... Oh, no! Non capisco!... - sorrise l'amico - Dici che ti insegna molte cose?... E' stata lei ad insegnarti come guarire la Regina?"
Ramseth assentì e continuò, con un sospiro:
"Sono molto preoccupato!"
"Davvero? E perché mai?"
"Da tre giorni la mia amica del futuro non mi parla."
"Ma... Ramseth, amico mio... forse hai preso troppo sole in testa, oggi. Sei stato qui tutto il giorno e Horo picchia forte..."
"Sapevo che non mi avresti creduto... Per questo non te ne ho parlato prima."
"Non... non può essere stato un sogno?"  ipotizzò l'amico.
"Vedi? - Ramseth ebbe un sorriso - Vedi che non puoi dividere con me questo fardello?"
"E va bene!... Non capisco, ma ti credo.  Ora, però, non crucciarti. Se la tua amica del futuro non si è fatta sentire... sono certo che presto lo farà! Ora vieni con me. Andiamo a caccia di uccelli... questo é il migliore momento."