Capitolo XIV - seconda parte

Capitolo XIV  -  seconda parte


Ramseth sedette sotto una frondosa palma poco distante lto impastata di vinodal Faraone e dai cortigiani. Un'ancella gli si accostò con un vassoio pieno di datteri,  fichi e canditi e il ragazzo allungò una mano per raccoglierne una manciata, Stava per addentarne uno quando si sentì chiamare:
"Ramseth... Ehi, Ramseth! Non dimenticarti degli amici."
Il ragazzo si voltò e vide Keriut.
"Keriut! - esclamò - Vieni avanti." lo invitò.
"Per assaggiare la verga del guardiano? - fece quegli - No! Preferisco prenderli dalla tua mano amica... amico Ramseth."
Ramseth prese il paniere e lo fece sparire dietro la siepe dove era nascosto l'amico.
"Tieni. - disse, poi a all'ancella - Vai a prendere un altro vassoio." la pregò.
L'ancella si allontanò pe tornare subito dopo con un altro vassoio.  
Ramseth si portò i datteri alla bocca; erano davvero gustosi, ma anche il vino era più delizioso e profumata che mai, alle carrube ed egli non era abituato ai suoi attacchi.
Gli venne gran voglia di chiaccierare e non si stupì che anche gli altri, in verità, apparivano piuttosto loquaci, nè si stupì di dire e udire sciocchezze. Ne rideva, anzi e si sentiva un po' sciocco.
"E' così che ci si deve sentire dopo aver partecipato alla Festa dell'Ebrezza." pensò a voce alta e qualcuno raccolse la sua riflessione:
"Proprio così! - disse la voce sconosciuta, tremolante ed impastata di vino... molto, molto impastata di vino - Vie...vieni con me..."
L'ubriaco lo trascinò dietro un grosso tronco, gli mostrò un canestro pieno di frutta secca, datteri e canditi.
"Ma non possiamo mangiare di nascosto." fece osservare il ragazzo e l'altro replicò:
"Non lo stia...stiamo face..cendo. Io mangio in tu..tua presenza e tu ma...mangi in mia pre...presenza."
A Ramseth parve una risposta ragionevole; stava per replicare quando udì una voce fare il proprio nome, proveniente dall'interno di  una delle numerose tende allestite per la festa.
Incuriosito vi si accostò,  senza più prestare ascolto all'ubriaco.
Riconobbe subito la voce di Eye, il Gran Visir che diceva:
"Hai proprio ragione! La presenza a corte di quel ragazzo è una minaccia... Il giovane Ramseth rappresenta davvero una minaccia per noi tutti."
"Lo è, amico mio... se davvero é colui che credi che sia!"
"E' proprio lui! E' lui e non ho dubbi,  come non ho dubbi che a condurlo a corte non sia stato un caso, Mirimhor."
"Mirinhor! - pensò il ragazzo - Ecco a chi appartiene questa voce e... stanno parlando proprio di me..."
Si pose in ascolto.
"Avrà qualche sospetto su sua madre?" chiedeva ancora Mirinhor.
"Neppure la bella Sirikit ha dubbi: Ramseth porta  sul collo il segno dei Faraoni... - faceva osservare il vecchio Eye -  Come quello di sua madre."
"Chi  può avergli svelato questo segreto gelosamente nascosto per anni?... Nsitamen non l'avrebbe mai fatto! Ne sono sicuro."
Sentire il nome di sua madre sulla bocca di quei due, fece affluire al ragazzo il sangue al cervello; continuò ad ascoltarli con espressione sempre più corrucciata.
"Nsitamen non è la sola a conoscere questo segreto!"  la voce di Eye era sempre più preoccupata
"Namir?" domandò l'altro.
"Neanche Namir avrebbe parlato mai a meno che... a meno che qualcuno non abbia rivelato al ragazzo i suoi diritti a sedere sul trono..."
"Oh, no! - lo interruppe l'altro; Ramseth ascoltava con il cuore in gola e trattenendo il respiro - Non c'é possibilità per per quel ragazzo di salire sul trono."
"Questa possibilità esiste, invece, se Ramseth sapesse davvero chi è e se disponesse di un esercito."
"Stando così le cose... duque...  anche Nsitamen e Namir costituicono una seria minaccia."
Ramseth smise quasi di respirare; l'ubriaco tentava di condurlo via con sé ed egli lo allontanò con un braccio e tornò ad ascoltare.
"Ci occuperemo di Nsitamen e del prete Namir, ma adesso dobbiamo pensare al ragazzo... scoprire se conosce davvero le sue origini... se sa di essere il figlio della regina Ankseannon e del generale Sesotri e... e se anche la Ragina é a conoscenza  che il ragazzo è suo figlio."

Ramseth sentì il terreno mancargli sotto i piedi: la regina Anksenammo sua madre?
Molte cose, però,  gli apparivano chiare, adesso: le apprensioni di sua madre, le raccomandazione del prete Namir, l'emozione del  suo incontro con la Regina, quella inquietudine che lo acconpagnava notte e giorno e quel desiderio di raggiungere le stelle.
Cercò di dominare la profonda emozione e tornò a prestare attenzione al tempestoso   dialogo dei due.
"Avresti dovuto eliminarlo appena nato." diceva la voce incolore di Mirinhor.
"Per mesi vigilammo sulla principessa, - sentì la voce del vecchio  Eye, roca e tagliente come il cristallo di rocca; non era indifferente come quella del Gran Sacerdote do Ammon, ma sempre più  inquieta e preoccupata. Affannosa. Ramseth lo sentì schiarirsi la voce prima di proseguire - Anksenammon ci ingannò tutti. Ci fece credere di mal sopportare la vita che le cresceva dentro e riuscì a sviare  tutti noi dalle sue vere intenzioni. Quando il bambino stava per nascere chiese chiese che ad assisterla e ad alleviarle le doglie fosse una donna di  sua fiducia  e rifiutò l'aiuto delmedico di corte...  quella donna riferì che  alla principessa era nato un figlio maschio, ma  che non aveva mai visto la luce né avuto l'alito  della vita e tale... era il piccino che ci mostrò."
"Un inganno!" proruppe l'altro.
"Oh, sì!... Un inganno! - assentì con un gesto del capo il vecchio ministro del Faraone - Nsitamen, una delle ancella della principessa, solo pochi giorni dopo sposò il generale Sesotri che si presentò con lei  al Tempio di Ammon per registrare la nascita di un figlio nato da una loro relazione...."
"Questo mi é noto. - lo interruppe il prete di Ammon - Gli venne imposto proprio il nome che il ragazzo porta ancora oggi e solo dopo la morte del generale Sesotri fu noto che quel bambino non era figlio di Nsitamen, ma della principessa Amksenammon, prima che il faraone Thut la sposasse."
"Già! - la vece del vecchio ministro si fece grave, quasi un sussurro; Ramseth dovette accostare l'orecchio alla parete di stoffa della tenda per afferrare con chiarezza le parole -
Nsitamen giurò nelle mie mani che mai avrebbe svelato il segreto ed io sono convinto che non sia stata lei a n ha a parlare... Però è accaduto e bisogna correre ai ripari."
"Bisogna correre ai ripari!" - ripeté il prete di Ammon.
"Il Faraone Thut non ha ancora molta vita davanti a sé... - prooseguì l'altro, sempre con quel tono di voce, indifferente e lontano, che, però, metteva i brividi nello spirito del   ragazzo - Ramseth farà valere i suoi diritti... il suo sangue reale  innalza  davanti a me un grosso scoglio da valicare... Dovrei bagnare di sangue la terra d'Egitto per  poter sedere sul suo trono..."
"Temo, amico mio, che tu abbia ragione! - assentì l'altro - Il popolo ama la sua Regina...    Hai  sentito il giubilo che ha accompagnato la sua uscita da Palazzo? Il popolo sarà pronto e felice di mettere suo figlio sul trono d'Egitto invece  che il Visir Eye, vecchio e saggio,   
Un rumore alle spalle, d'improvviso, fece volgere il ragazzo, impedendogli di ascoltre oltre: era uno degli uomini di Eye.