Capitolo XV - seconda parte

Capitolo  XV  -  seconda parte


Più tardi, affidata la madre alle cure dell'amico Kafer, Ramseth si allontanò con Osorkon e Keriut;   la barca scivolò lenta sul fiume.
Il ragazzo guardava distratto canneti e giuncaie; non parlava. Non si distaccò dai propri pensieri nemmeno quando Osorkon agitò il remo per picchiare in testa ad un coccodrillo che si era avvicinato troppo alla barca, né alla vista di due ippopotami a riva, sbucati da dietro un folto canneto, i quali stavano azzuffandosi in un confronto davvero spettacolare.
Un gruppo di uccelli acquatici prese il volo davanti alla loro barca; salirono in alto sorretti da una colonna d'aria calda che  si levava verso il cielo, a quell'ora del giorno,  traspportandoli  come in un ascensore invisibile.
Molte barche solcavano quel tratto del fiume; Osorkon doveva conoscerne gli equipaggi  poiché parlava con tutti loro ma doveva  alzar la voce per farsi udire al di sopra del frastuono prodotto dal verso degli uccelli e del baccano degli ippopotami.
Si parlava proprio della morte del Faraone e di uno strano segno premonitore che aveva preceduto quella morte: uno strano fenomeno avvenuto durante la notte nella Città-dei-Morti, spiegò uno dei pescatori.  Riferì di un potente boato, più forte di cento tuoni messi insieme, che aveva scosso la terra.
Quello, insisteva il poescatore non poteva che essere un segno divino per la morte del Faraone.
I tre amici si scambiarono un'occhiata.
Poco dopo la barca attraccò e i tre amici saltarono a terra e imboccarono una viuzza che da riva portava ad una casetta di mattoni di fango;  al riparo della cui tettoia c'era un uomo e pareva  in attesa di qualcosa o qualcuno.
Era il prete Namir e corse loro incontro appena li scorse. Quel giorno non aveva lezione: si faceva festa a scuola in un giorno di grave lutto come era quello della morte di un Faraone.
Il ragazzo non cercò preamboli.
"Il vecchio Eye e il prete Mirinhor conoscono il mio segreto ed hanno tentato  di  uccidermi... - disse -  Mi credono morto. Io devo raggiungere la Regina ed avvertirla del pericolo che incombe su di lei."
Il vecchio scriba scosse il capo.
"Per adesso la Regina non è in pericolo, ragazzo mio. - al  tentativo  di   Ramseth di replicare, egli fece un gesto e proseguì - Il Gran Visir vuole diventare Faraone e il solo  modo   per farlo è di sposare la Regina."
"No! No! - insistette il ragazzo - La Regina non sposerà mai il vecchio Visir...  Lei rifiuterà di cedere a qualunque ricatto e quell'uomo corrotto e implacabile cercherà un'altra sposa tra le principesse di sangue reale per poter diventare Faraone... La principessa Baketamon, forse... Era la preferita della regina Nefertiti, mi confidò un giorno il faraone Thutankammon."
"Forse hai ragione, figlio mio. - convenne il vecchio scriba -  La principessa Baketammon è di carattere debole e si lascerà guidare, come non farebbe invece la regina Ankseannon,  che ama l'Egitto più del trono."
"Vedi bene che è in pericolo! Devo salvarla." dissse il ragazzo e l'altro, con un sospiro:
"Come potrai tu, da solo, contro un esercito?.. Sai che il generale Haremhab è suo alleato."
"Mi ha parlato di lui mio padre, il generale Sesotri, ma... non è di loro che voglio parlare ora, ma della Regina. Entrerò a Palazzo e la convincerò a  mettersi in salvo."
"Se entrerai a palazzo non ne uscirai vivo. -  proruppe il vecchio - Non fare imprudenze, figlio mio..."
"I miei nemici mi credono morto!" replicò il ragazzo e raccontò anche a lui gli ultimi avvenimenti.

Non fu facile, però, per Ramseth penetrare a Palazzo. Dovette aspettare molte ore e ricorrere ad uno stratagemma. Erano arrivati carri carichi di fascine ed alcuni schiavi le stavano trasportando all'interno; il ragazzo si mescolò ai portatori;  i due amici lo seguirono con sguardo preoccupato mentre varcava il grande portale d'ingresso.
Raggiunse gli appartamenti della Regina, che conosceva bene per esserci stato per sanarla dalla malattia e  si guardò intorno; vide  un canestro di frutta posato su un tavolo e si finse un servo.
"La Regina ha chiesto della frutta. - disse ad un'ancella - Conducimi da lei."
"Vieni. Seguimi." sorrise quella facendogli strada.

Trovarono la regina Anksenammon in terrazza che guardava sotto di sé il giardino zoologico rallegrato da uccelli di ogni ala e dimensione.
"Mia Regina. - l'ancella le si fermò alle spalle,  prostrata in avanti - La frutta che hai chiesto."
"Non ne ho chiesta. - disse la Regina senza voltarsi - Ma prenderò lo stesso un dattero."
 La sua figura era snella e armoniosa sotto la veste di pregiato lino; Ramseth la fissava con il cuore in gola.
"Vieni avanti. Perché ti se fermata. "  la Regoina  invitò l'ancella, poi si  girò.
"Mia Regina..." cominciò Ramseth, divorato dall'emozione; l'ancella, sempre curva al cospetto della sua Sovrana, tendeva il canestro.
"Ma tu sei il ragazzo che ha allietato le ultime ore del mio signore. - gli sorrise la regina Anksenammon - Non ricordo il tuo nome."
"Ramseth! Così mi chiamò mia madre."
Ramseth ardì sollevare lo sguardo in quello della donna che lo aveva generato; ascoltò con profondo turbamento la sua voce.
"Vieni. Vieni avanti, Ramseth. Sarò felice di fare qualcosa per te. Chiedi."
"Perdona, mia divina, - il ragazzo deglutiva a fatica, la voce era quasi un sussurro - io non sono qui per chiedere, ma... ma per mettere in guardia la Figlia-del-Cielo da coloro che ordiscono inganni alle sue spalle."
"Dici parole assai gravi, ragazzo. - la Regina lo guardò con espressione seria - Hai nomi da fare?... Prove?"
"Mia signora... - Ramseth ebbe un attimo di esitazione, fece un lungo respiro,  si schiarì la gola e poi disse, tutto d'un fiato - I tuoi nemici, che sono anche i miei, mi credono morto e solo per questo io vivo ancora e se tu vuoi degnarti di ascoltarmi..."
E il ragazzo raccontò tutto quanto.  Parlò del complotto del Gran Vusir e del Gran Sacerdote, del  sospetto sulla morte del Faraone, della coppa di vino che il Faraone  gli aveva fatto bere e che quasi gli era costata la vita. Solo su una cosa tacque e cioé che egli era figlio suo e del generale Sesotri.
"Puoi provare tutto questo?" domandò la Regina quando il racconto fu giunto alla conclusione.
"Posso!" rispose semplicemente il ragazzo.
"Non ti chiederò di farlo, perché io lo sospettavo già. - lo sorprese la Regina - Tu sei certamente un inviato degli Dei e dimmi... cosa dovrebbe fare una Regina in questi frangenti?"
"Una sola cosa, mia Regina." rispose prontamente il ragazzo.
"Quale?"
"Conservare la vita."
"Mi proponi di fuggire? E' questo che mi suggerisci? - Ramseth fece l'atto di prendere la parola, ma la Regina non gliene diede il tempo e proseguì, in tono  assai   misterioso ed enigmatico - No! Non ancora... dal momento che la salvezza sta per arrivare... Sta per arrivare da Paese lontano ed io aspetto."
"Non arriverà, mia Regina! Il potente  Sovrano degli Ittiti, re Mursil,  non invierà né   soccorso  né marito alla Regina d'Egitto."
Fu la Regina a sorprendersi questa volta.
"Tu... tu sai del mio segreto messaggio a re Mursil? - domandò guardandosi intorno con aria sospettosa e preoccupata - Il mio messaggero è uomo assai fidato.   Forse... forse è caduto nelle mani dei miei nemici?"
"No, mia Regina... - Ramseth appariva leggermente imbarazzato, come di chi deve dare una brutta notizia e cerca parole  che non feriscano in profondità - Egli è giunto   a   destinazione e la sua missione é quella di convincere re Mursil, ma... ma la risposta non sarà quella che la mia signora si aspetta e spera... Io... io so che cosa c'é scritto sul papiro che  hai consegnato nelle mani del tuo messaggero, o Divina."
"Davvero?"
Indefinibile l'emozione del ragazzo quando incontrava gli occhi di colei che gli aveva donato la vita e che gli stava di fronte ignara.
"Ascolta...  Mio marito Thutankammon - cominciò il ragazzo - émorto  e io  non ho figli maschi. Mi si dice che hai diversi figli adulti. Mandamene uno. Lo farò mio sposo e diventerà Re d'Egitto... Questo sta scritto su quel messaggio."
"Oh!" fu il  solo allibito commento della Regina.
"Re Mursil ti manderà una lettera, mia Regina. Null'altro che una lettera  e   tu dovrai fuggire, se vorrai restare viva... - AnksenAmmon, sopraffatta, non parlava e il ragazzo   proseguì   - Fino a quando la tomba dell'amato Faraone non sarà pronta ad accogliere le sue sacre spoglie,   tu, o Divina, sei ancora la Regina d'Egitto, ma dopo, quando il Gran Visir gli avrà dato sepoltura,  la tua vita sarà  legata al suo volere... La mia vita, invece, è già in pericolo. - aggiunse con un sorriso schivo - Appena il Gran Visir o qualcun altro mi vedrà, io avrò finito di vivere."
"Non temere per la tua vita, Ramseth! - la Regina ebbe una pausa,che riempì con un dolcissimo sorriso -  E' dolce il tuo nome, ragazzo  e anche il tuo sguardo è dolce... E non temere per la tua vita. - ripeté - Io ti terrò nascosto nei miei appartamenti e  farò tutto quanto Ammon vorrà farmi sapere dalla tua bocca, però... però voglio aspettare la risposta da re Mursil.  Dovrò dominare la mia impazienza e la mia ansia."

Ramseth rimase nascosto a corte negli appartamenti della Regina.
Due settimane dopo giunse la risposta di re Mursil, fedele alle previsioni del ragazzo.
Era una lettera gentile, ma cauta, in cui il Sovrano degli Ittiti, temendo un tranello, ma sperando in una possibilità imprevedibile, prendeva tempo.
Qualcuno, però, aveva intercettato il messaggero Ittita e le guardie di Eye piombarono negli appartamenti della Regina, facendola prigioniera e segregandola nelle sue stanze.
Ramseth, però, già pensava a come organizzare una fuga e mettere in salvo entrambe.