Capitolo XVII - La Fuga (prima parte)

Capitolo  XVII  -  La Fuga  (prima parte)


CAPITOLO  XVII   LA  FUGA


Quello dell'indomani fu davvero l'ultimo saluto dei due ragazzi; avvenne in un'oasi a qualche ora di  marcia dalla Città-de-Morti.
Al primo calar delle tenebre, la sera precedente, Keriut era giunto da Tebe con cattive notizie: i soldati del generale Hremhab stavano risalendo il fiume ed urgeva allontanarsi.
Ramseth si accomiatò dagli amici.
"Quello che hai fatto per tutti noi, Menkare, - disse al capo degli imbalsamatori - non ha prezzo, ma io non ho di che pagare. Tornerò un giorno ed allora la mia ricompensa non sarà fatta di sole parole."
"Tu sei saggio e generoso, giovane Ramseth e non desidero altra ricompensa che la tua riconoscenza. Nessuno di quelli che vivono fuori di qui mi aveva chiamato mai amico, perché addosso a me c'é l'odore della morte. - ebbe una pausa, che riempì con un sorriso ed un sospiro, poi riprese - Chi mi teme mi sfugge, ma anche chi non mi teme si tiene alla larga da Menkare... Questo posto mi ha portato via parte della vita."
Anche Ramseth ebbe un sorriso prima di rispondere.
"Mi chiedo spesso se sia l'uomo a scegliere il posto in cui vivere o se sia invece il  posto a scegliere lui: se é il luogo a scegliere, ebbene,  il mio amico Menkara deve aver sbagliato scelta, ma... ma se é stato il luogo a scegliere, ebbene... ebbene questo luogo é superbo perché ha saputo scegliersi  un tal uomo."
"Questo luogo... - un bagliore strano attraversò lo sguardo dell'uomo - é un posto ideale per nascondere segreti!  -   disse in tono enigmatico, poi aggiunse - Gle gli Dei tutti proteggano il vostro cammino, ovunque andiate!"
Lasciarono la Città dei Morti e Kafer li accompagnò fin nel cuore del deserto, dove si salutarono e dove il Kobra promise di essere sempre pronto al richiamo del suo "grande piccolo amico"

Il blu profondo della notte era quasi scomparso, vinto dal biancore intenso che inargentava l'orizzonte.  Le dune parevano ingigantire e il deserto allargarsi; il giorno arrivava presto nel deserto.
La notte trascorse tranquilla e la marcia riprese con le prime luci del nuovo giorno.
Osorkon sapeva dell'esistenza di una piccola oasi ad diverse  miglia dalla necropoli.  All'infuori di qualche serpente non incontrarono nessuno.  L'infinita desolazione serrava i fuggiaschi, poi d'improvviso, quasi un miraggio all'orizzonte apparve l'oasi con le sue rigogliose palme da dattero.
"Ecco finalmente l'oasi. - disse Keriut puntando il braccio davanti a sé - Lì potremo riposarci."
"Tu credi che i soldati arriveranno qui?"  Ramseth domandò all'amico Osorkon.
"Forse arriveranno, principe Ramseth, - rispose il pescatore con accento di profondo rispetto - ma noi non ci saremo più."
"Ma dove andremo?" domandò Nsitamen. Era stremata dalla fatica  e l'aiutavano a sorreggersi la Regina e il giovane Keriut.
"Riposeremo e ci rifornire d'acqua, signora. - spiegò Osorkon - Questa oasi é ben fornita di acqua e datteri e se saremo fortunati, potremo anche trovare della selvaggina."
"Ma..." tentò di replicare la donna.
"Dopo cercheremo un posto dove nasconderci, madre. - interloquì Ramseth, subito rivolto verso Osorkon - Tu sei il più forte, amico mio e tu sarai la nostra guida e protezione."