"HOLLY"
Le tombe più interessanti, dove il terzetto passava la maggior parte del suo tempo, erano quelle a più livelli che si trovavano ai piani interrati, illuminati da luci al neon. Chris aveva sempre paura di trovarcisi da solo, pur essendone affascinato. Quando ci andava provava una sensazione strana, malinconica, intensa che tramite chissà quale associazione lo riportava ai languori dell'infanzia. Era come se qualcosa entrasse in contatto con la sua sensibilità o meglio come se il suo ascolto emotivo riuscisse ad afferrare vibrazioni di cui aveva paura. Quelle tumulazioni a quadri disposti in serie lo stregavano, lo catturavano proprio perché vedeva in ciascun loculo delle storie da afferrare, ordinatamente impacchettate e pronte per essere scoperte. Ogni singola tomba costituiva una sorta di hard disk dell'esistenza di chi vi era sepolto. Bastava avvicinarsi e appoggiare la mano sul marmo, osservare la foto, i luoghi, i fiori plastificati o invecchiati e si poteva perpepire lo stile di vita del defunto, qualcosa del suo passato. Se pur mancanti della descrizione scritta di ricordi o aneddoti questi dettagli presi nel loro insieme permettevano un specie di visualizzazione del modo di stare al mondo di chi "abitava" quei loculi, del vissuto doi cui si erano riempiti i loro occhi nell'arco della vita. Dalla foto e da caratteritiche di poco valore come l'acconciatura o l'abbiglianento e lo sguardo. Chris assorbiva sia i costumi e le usanze appartenenti ai decenni passati, sia quelle proprie dei singoli defunti e il modo in cui questi avevano attraversato la loro epoca. Captava anche un sottile malessere, non del tutto decifrabile. Perfino i fiori di plastica, che detestava, in quella circostanza potevano aprirgli nuovi orizzonti di percezione. I fiori di plastica, strano a dirsi, erano diversi da defunto a defunto. Non erano mai casuali: una rosa di petali rosa fatta di tessuto sintetico o una rosa di plastica con il gambo verde dicevano cose diverse riguardo ai morti. Attraverso una loro osservazione si poteva capire anche chi poteva averli messi accanto alla tomba e, di conseguenza, qualcosa in più rispetto a quali erano stati la vita, gli umori, il contesto familiare e il carattere del deceduto, almeno in parte.
Bizzarro, sì, ma era così. Per esempio: un piccolo fiore di petali di plastica rosa indicava una sensibilità delicata, rispettosa delle istituzioni e "timorata di Dio", invece le rose rosse con i gambi di plastica robusti indicavano un contesto familiare quantomeno più aggressivo. Queste sensazioni non erano plausibili per le rose rosse vere. Nel caso di fiori veri bisognava prestar fede ad altri dettagli: a come venivano tagliati i gambi, in che tipo di vaso venivano disposti, quali specie venivano unite tra loro e in più i dettagli particolari del loculo.
Le interazioni e le sfumature possibili derivabili dall'osservazione dei loculi erano davvero centinaia. La tomba - molti non se ne accorgono - é un libro a cielo aperto, bisogna saperla leggere e a volte é lei a parlare, ad attirare l'attenzione; troppi loculi inquieti possono però creare un brusio insopportabile. Spesso i morti non sanno parlare uno per volta.
(continua)
brano tratto dal racconto "HOLLY" - dal libro BABELFISH - Edizioni Ensemble
di GINO PITARO
www.edizioniensemble.it