Che cosa ne è stato di Seth, Signore della Distruzione e uccisore di Osiride, terminata la Contesa con Horo-Falco Divino?
Verrà scaraventato nel Mondo Sotterraneo a scontare le sue malefatte, vien da pensare. Invece no!
Il Dio-Supremo dispone per lui un "castigo" assai singolare: Seth sarà condannato a proteggere la Barca Solare nel suo percorso notturno dagli attacchi di Apep (meglio conosciuto come Apofi), il Grande Serpente Primordiale.
Apep è la Forza della disorganizzazione primordiale; se guerre e carestie si abbattono sul Paese, é perché la Barca Solare si è arenata sul "banco di sabbia" di Apep.
Apep e Seth si assomigliano, ma non sono uguali. Sono due aspetti del Male, ma assolutamente diversi. Seth è il "male necessario": l'inondazione disastrosa o la tempesta del deserto, che si possono imbrigliare, controllare e sfruttare a fin di bene . Apep, invece è il "male assoluto" il cui scopo é solo l'annientamento.
Seth il Perturbatore, è Colui che sconvolge le regole e l'ordine dell'Universo, Apep il Distruttore, è colui che mira alla distruzione dell'Universo: una lotta che si ripete ogni notte a bordo della Meskhenet, la Barca Solare Notturna.
E' la lotta fra il Bene e il Male e sarà proprio Seth, ogni notte, ad uccidere Apep con la sua Fiocina da bordo della Barca, per ritrovarselo davanti la notte successiva.
Così sarà fino alla fine del mondo... fino a quando regneranno ordine e giustizia.
Tutto questo, Horo vincitore, deve riferire al padre, Osiride, affinché la sua "passione" si compia e dia i suoi frutti.
Vita, morte, cicli vegetativi, rinnovo generazionale: l'uomo antico e non solo l'antico egizio, subisce la quotidianità di tali complessi fenomeni della Natura ed é da essi che attinge per creare i propri miti. Le acque in secca, la natura spoglia, sono espressione di morte; la germinazione, il rigonfiamento delle acque, sono espressioni di rinascita.
La Natura rinasce. Osiride rinasce, ma è l'azione di suo figlio Horo, il Falco-Divino a compiere il miracolo.
Immobile e passivo, ma "in potenza", nel luogo nascosto ed inaccessibile del Busiris, che gli antichi egizi chiamano Gedu, Osiride aspetta ansioso l'arrivo del figlio.
Lo chiama:
"Oh, Horus, vieni a Busiris!
Provvedi.
Fai il giro della mia casa
Vedi le mie condizioni..."
Ed Horo accorre, ma non prima che il tempo sia maturo, poiché l'anima di Osiride è il grano che germoglia e il ciclo della fertilità della Natura deve essere completato.
Così si legge nei Testi delle Piramidi:
"Il cielo è buio, la Terra trema.
Horus viene, appare Thot
Essi sollevano Usiris su un fianco
lo fanno comparire davanti alla Divina Compagnia..."
Di altro tono, però, è la composizione dei Testi dei Sarcofagi, d'epoca più tarda, quando identificarsi con Osiride non era appannaggio di soli Re e nobili, ma anche della gente comune.
Horo non accorre personalmente dal padre, ma manda un messaggero in vece sua, alterando in tal modo la sequenza stessa del mito.
Horo prega suo padre di aspettare. Anzi, lo sollecita a scuotersi ed a trovare la forza per reagire: lo invita a fare appello alle proprie energie.
"Guardati nella tua condizione e metti in movimento l'animo tuo.
Fallo venir fuori e controlla il movimento, sì che il tuo seme
si sparga fra il genere umano..."
Il Messaggero che Horo invia al padre è un Essere divino e primordiale che egli investe della propria forma di Falco-Divino ed a cui infonde il suo Santo Spirito.
Impossibile, a questo punto, non riscontrare un'altra analogia: quella con la TRINITA' ebraica e cristiana: PADRE - FIGLIO - SPIRITO SANTO (quest'ultimo, sotto forma di colomba... invece che di falco)
Il viaggio del Messaggero è un racconto pieno di pathos e di estrema vivacità.
La Duat, il Mondo Sotterraneo, è un posto pieno di insidie e pericoli. Ma non sono soltanto demoni e spiriti malvagi, paludi, orridi e caverne a creare difficoltà al Messaggero Divino. Le stesse Divinità si mostrano poco disponibili con lui, tanto che più volte il Supremo deve intervenire in suo soccorso:
"Horus è assurto ai suoi troni e questo (il falco) che ha la sua forza.
E' un potente egli stesso ed é uno che il suo signore (Horo)
ha equipaggiato e investito dell'animo suo..."
oppure esortare:
"La Sacra Via sia aperta per lui quando i Demoni
vedranno la sua forza e udranno quello che ha da dire.
Giù! Col viso a terra, o Dei del Mondo Sotterraneo..."
E così, al passaggio del Falco-Divino, tutti gli Dei degli Inferi si ritirano per lasciargli il passo: gli Abitanti delle Caverne, i Custodi della Casa di Osiride, Aker, il Guardiano delle Porte, i Custodi del Cielo e i Sorveglianti della Terra. Perfino Ruty, il Demone più infessibile, che dimora in una caverna all'estremo nord del mondo e che si mostra il più ostinato fra tutti, poiché il Falco non porta la Corona Nemes, simbolo di potere, finisce per arretrare.
Tutti, alla fine, sono costretti a cedere di fronte al potere del Falco-Divino, potere che gli viene direttamente da Horo, il nuovo Signore dell'Universo.
Gli viene riconosciuto il diritto di proseguire e gli vengono consegnati Corona ed Ali e finalmente il messaggero può raggiungere la Casa di Iside, nella Palude, per farsi raccontare della nascita di Horo e delle sue peripezie da riferire a suo padre Osiride.
Da qui potrà spiccare il volo verso l'alto e chiedere a Nut, Signora del Cielo, il permesso di attraversare la volta celeste, possibilmente indenne dalle insidie che vi si nascondono.
Un viaggio lungo e irto di pericoli, dunque, quello del Falco Divino, prima di poter raggiungere gli Inferi e Busiris, la Casa dove Osiride giace sempre immobile e sofferente e in attesa di notizie.
Il Falco lo informa della grande vittoria conseguita da suo figlio sul nemico e l'annientamento di questi e gli riferisce la volontà del Supremo di ritirarsi e lasciare il comando dell'Universo ad Horo, suo erede legittimo, quinto nella linea di successione:
- Atum il Supremo
- Shu, suo figlio
- Geb, il di lui figlio
- Osiride, figlio di questi
- Horo
Così come il Benu, la Fenice, fu Angelo dell'Annunciazione della Vita, ora il Falco-Divino è Angelo dell'Annunciazione della ricostituita Ma'at, ossia l'Ordine e la Giustizia Universale.
Il viaggio, che anche l'anima del defunto dovrà affrontare, è diviso tre tappe: dalla terra per raggiungere il cielo e dal cielo ridiscendere nel mondo sotterraneo.
L'essenza del mito, dunque, é che Osiride esprime sia le forze cicliche dell'uomo (nascita, vita, morte) che quelle della Natura (acque e vegetazione), ma anche dell'intero Cosmo, con la Luna, le Stelle, il Sole, la Luce e le Tenebre.
(coninua)