Molto inchiostro è stato speso per scrivere grandi e piccoli testi sulla Seconda Guerra Mondiale, spesso in relazione agli accadimenti politici, e ancor più spesso a quelli prettamente bellici. In questi splendidi testi si è molto parlato di vittime civili, di povertà, di atti disumani perpetrati nella e con la logica della morte e della violenza dittatoriale di ideologie perverse, ma quanto inchiostro è stato consumato per comprendere cosa è accaduto al tessuto storico-culturale dei nostri territori ? Quanti libri hanno raccontato i gravissimi danni arrecati alle nostre "pietre", alle nostre piazze, ai nostri ritrovi, ai nostri beni monumentali, all'arte, a ciò che rappresenta veramente l'essere cittadini italiani, e più specificamente cittadini campani ? Questo mio libro, primo di una serie di cinque testi di una piccola collana denominata "Campania 1940-1943", si occupa proprio della perversione bellica che consumò non solo vite umane, ma volle distruggere addirittura la cultura dei nostri territori. Cancellare la cultura italiana, o nel nostro caso della Campania, voleva significare annullare la nostra esistenza, la nostra presenza nel tempo e nello spazio. I napoletani, ed i campani tutti, nonostante le indicibili sofferenze fisiche, le privazioni alimentari, le violenze psicologiche e gli allontanamenti dai propri affetti e luoghi cari, subirono anche la violenza di un conflitto che volle colpire deliberatamente ciò che li rendeva comunità, ovvero l'arte, l'urbanistica, i monumenti, i santi, le madonne, le chiese, i moli, i parchi.....la vita. La Campania fu stretta nella morsa degli eventi e degli eserciti, e usata come esempio per abbattere con la paura il resto del Paese. Spesso si soffrì più per una chiesa persa, che per altri concittadini caduti sotto le bombe. Tutti, colti e analfabeti, sapevano che la vita passava, e ancora passa, anche dai luoghi del cuore, da ciò che ci rappresenta...l'arte, la religione, la cultura e la nostra storia.........................CONTINUA A LEGGERE Avanti