La collana di schegge di pietra

La collana di schegge di pietra
Fu nei sobborghi interni che i due amici fecero la loro prima incursione e Memfi, Bella ed Opulenta, si aprì come un cespuglio di loto carico di colori e profumi. 

Lasciata la Grande Casa, i due imboccarono il viale di palme che conduceva al quartiere del "Sicomoro", il quartiere più grande che doveva il suo nome ai numerosi boschetti di sicomoro; laghetti e  fontane,  rallegrati da uccelli di diversa ala e dimensione, ne facevano un luogo pieno di delizie ed assai frequentato.
Un brusio proveniente dal fondo di uno di quei boschi attirò i due. Era un mercato e un’atmosfera vivace ed elettrizzante li coinvolse immediatamente. Mercanti e compratori, affluiti da altri quartieri, i primi a lodare e i secondi a deprezzare, erano impegnati in estenuanti contrattazioni. Egiziani, stranieri, donne, uomini, bambini, animali, tutti gridavano e facevano confusione, ma su tutti vigilava l’occhio onnipresente di guardie e funzionari addetti al controllo degli scambi delle merci.
Mosè si staccò dal collo una collanina di schegge di pietra.
"Vuoi vedere come trasformo questa collana di pietre in una catena d'oro?" disse al compagno, che lo guardava divertito e scettico.
"Vuoi farmi conoscere qualcuno dei tuoi trucchetti segreti?"
"A  te?  Oh no! Tu non hai bisogno di trucchetti, amico. – sorrise l'altro - Ma resta a guardare."
"Ah,ah,ah! Voglio proprio vedere come farai."
Il ragazzino si guardò intorno fino a quando i suoi occhi rapaci  non puntarono un uomo accovacciato per terra a gambe incrociate, che offriva le sue ceste di grano e legumi.
"Ecco il mio uomo. E’ quel contadino laggiù. - disse prendendo l’amico per un braccio - Vieni.”
"Hai preso un colpo in testa? Non vedi quanto è grande e grosso?”
"Resta a guardare! - replicò Mosè, puntando deciso in direzione del contadino, poi - Ehi, tu!” lo apostrofò in tono deciso quando gli fu vicino. Questi sollevò subito la testa.
"Cerchi della farina per farne focaccine dolci e pane profumato, bel ragazzo? Qui puoi trovarla e la puoi portare a tua madre."
"Sì. Cerco proprio della farina da portare a mia madre. - rispose prontamente il Ratto - Come l'hai capito?”
Seguì una pausa breve e studiata, durante la quale l’uomo tentò di prendere la parola. Mosè non gliene dette il tempo. 
“Oh! E’ chiaro! - riprese - Il tuo sguardo intelligente sa leggere dietro la mia fronte. Certo... Sì. Mia madre sarà contenta quando le porterò la farina. Mi chiederà: come hai capito che volevo della farina?  Le risponderò che è stato un giovane assai intelligente a
capirlo per me. Sì! Mia madre ne sarà proprio contenta."
"Ma..." tentò ancora quello, alzandosi in piedi e sovrastandolo con l’imponente statura; Djoser, alle loro spalle, seguiva con espressione divertita il monologo dell'amico.
"Eccoti la mia collana da scambiare con la tua farina. Ascoltami bene, però. Ognuna di queste pietre solleva da un malanno. Osserva questa  lunga e stretta: protegge dal male alla gola. Quest'altra, protegge dal male alla pancia. Prendila e provala su te stesso."
L'uomo prese la collana. La rigirò tra le mani, spostando lo sguardo dai grani di pietra alla faccia seriosa del piccolo lestofante che domandava:
"Dimmi... senti male alla pancia?"
Il contadino scosse il capo.
"Hai forse male alla gola?"
L'altro scosse ancora il capo.
"Ai denti?"
"No."
"Forse hai male alla testa?"

L’altro scosse il capo per l'ennesima volta.
"Hai visto? Stai bene perché hai nelle mani la mia collana."
Il contadino provò a muovere qualche riserva, ma la piccola canaglia prima lo rabbonì con le promesse poi lo sconfisse con le minacce: "Portando questa al collo - scandì - vivrai senza malanno alcuno. Questi non sono grani di pietra comune, ma  frammenti di pietra divina. Sono schegge di pietra di dimore divine. Se la rifiutassi, rifiuteresti la protezione  e testa, gola, denti…”
"Ma io la prendo." lo interruppe l'altro, convinto e spaventato.
"Non ne dubitavo. - esclamò il ragazzo con estrema faccia tosta - La tua intelligenza è davvero assai evidente."
"Vieni. Vieni." Djoser lo prese per un braccio e lo trascinò via con una smorfia di divertito rimprovero per tanta sfrontatezza.
Il  Ratto  lo seguì con la grossa cesta di farina sulle spalle; il  suo volto aveva la placidità della superficie di uno stagno.
"Guarda laggiù." disse subito dopo; il suo sguardo aveva già colpito il secondo bersaglio: un venditore di sandali.
Stava seduto davanti alla sua bottega; una delle tante. In bella vista, fuori degli usci, erano esposti prodotti d’ogni genere e forma: sandali, fibule, vasi, cinture. I bottegai si davano gran da fare per attirare l’attenzione dei passanti.
I due ragazzi si avvicinarono e Mosè cominciò la sua sceneggiata. Toccava gli oggetti con fare da intenditore. Li girava e rigirava tra le mani; scuoteva la testa o faceva gesti di gradimento.
Il mercante abboccò immediatamente e si fermò alle loro spalle.
“Una sacca per i tuoi viaggi? – domandò - Una cintura o…”
"Sono solidi i tuoi sandali?" domandò il ragazzo.
"Metteranno le ali ai tuoi piedi e ti porteranno dove varrai."
E qui, l'impareggiabile piccola canaglia mise in atto lo straordinario talento acquisito durante la sua pur breve vita randagia: la capacità di confondere il prossimo.
"Mi piacerebbe raggiungere la mia meta." cominciò.
"Ecco  i sandali adatti.- rispose gongolante il mercante, convinto
di averlo fatto abboccare all'amo del desiderio – Sono di solida corda di canapa, mio signore." aggiunse passando alla lode.
"Hhhhuuu..." il Ratto rispose con un incomprensibile verso.
"Chiunque li vedrà ai tuoi piedi desidererà averli ai propri.
"Devo prima liberarmi del mio peso." Mosè accennò alla cesta.
"Di quella posso liberarti io." insisteva l’altro.
"Sarebbe un buon affare per te, mercante, ma non per me. Questa farina viene dai magazzini reali. E' cibo per signori... ma io non ho bisogno di cibo. Io ho bisogno di sandali."
"E sandali, io voglio darti." abboccò l'altro.
"Così sia! Anche se con questa farina potrei comprare stoffe di lino pregiato, io la cedo a te per questi sandali."
Mosè lasciò la farina e prese i sandali; prima che il mercante potesse rifarsi i conti, si allontanò veloce.
Fu subito fermato da un venditore di profumi; un caldeo a giudicare dai suoi discorsi.
"Tendete  il naso, gente.    Neanche il profumo che attirò  Ishtar
verso l’altare, al Tempio di Babilonia, era così dolce."
Il Ratto si fermò; tese il naso verso l'ampolla.
"Oh! - recitò - Quello che dici è vero. A che mi serve andare fino a Babilonia con questi sandali per comprare profumi ed unguenti alla mia bella, se quel dolce profumo è già qui?”
“Tu sì, che hai naso, o giovane signore.” fece l’altro.
“Allora prendi, mercante. Questi sandali serviranno a te per tornare alla tua casa lontana. A me il profumo."
Lo        scambio fu presto fatto. Prima che il mercante si riavesse
dallo sconcerto, Mosè afferrò Djoser, non meno sconcertato, per un braccio e lo trascinò via con sé.
Si fermò subito, preso tra due fuochi: un venditore di canne e una venditrice di ventagli. Tentato dalla bellezza della ragazza e dalla sua voce suadente, che decantava il bel ventaglio di piume di pavone e lo stesso pavone, il Ratto, però, finì a contrattare la canna da passeggio.
Un'ampolla  di profumo per una canna da passeggio dall'impugnatura d’argento finemente scolpita: un non facile scambio!
"Scegliete tra queste canne per le vostre passeggiate sul Nilo." gridava il mercante.
"E' un bell'oggetto!"  L'attacco ebbe inizio.
"Tu sei fine intenditore, bel ragazzo.” disse il mercante.
"Sì... Ma... Hhhh!..." il piccolo tossì, sospirò, squadrò la sua "vittima" da capo a piedi, poi lanciò uno sguardo alle canne bene allineate per terra. Il mercante abboccò.
"Non sai deciderti, eh? Sono tutte belle. Vero?" gongolò, precipitando nella rete con un sorriso compiaciuto.
"Belle. Sì! Senti questo profumo. – Mosè gli mise l'ampolla sotto il naso - Occorre andare fino a Babilonia per trovare simile fragranza. Le tue canne, invece, a decine, si possono trovare nel quartiere dei fabbricanti di mobili. Oh! Per due o forse tre canne, potrei cederti questa divina essenza, Non vedo la mia bella da tempo e questo profumo la getterà nelle mie braccia."
Lo sguardo del giovane mercante, un po’ vanitoso ed esibizionista, mostrò immediato interesse per l’ampolla.
 

"Dici che questo profumo potrebbe spingere una ragazza nelle braccia di un giovanotto?"

"Credi che sia io a dirlo? Certo che è così!"
"Si potrebbe fare lo scambio con due canne. Dammi la fragranza e prendi due canne."
Il Ratto prese due canne e cedette il profumo.
"Ecco  due canne a cui potrete appoggiarvi quando passeggerete con la vostra bella nei boschetti di Men-ank o di Get-Sut. Le ragazze che vi vedranno passeggiare diranno: come vorrei appoggiarmi a quelle canne e sospirare nei boschetti." prese a gridare; qualcuno  guardò, ammirò, contrattò, ma Mosè aveva già scelto il malcapitato su cui porre gli occhi rapaci: un gioielliere.
"Se fossi una ragazza impazzirei di gioia di fronte a queste meraviglie." esclamò, fingendosi estasiato davanti a spille, anelli, collane; al suo fianco Djoser seguiva muto la scenetta.
"Non sei una ragazza, ma avrai una sorella, una madre o un'amica a cui donare una di queste gioie." esordì il mercante, ignaro della trappola di parole in cui si stava per cacciare.
"La mia promessa mi aspetta nella casa di suo padre, dove sto per farle visita. Non ho avuto ancora il piacere di conoscerla. Siamo ancora troppo giovani, io e la mia bella."
"Quale occasione migliore per presentarsi a lei con un gioiello.” "Un paio di orecchini d'oro... forse."
"Un paio di orecchini d'oro." ripeté sorridendo l'altro.
"Per ora ho comprato due canne da passeggio per suo padre."
"Due canne per il padre e niente per la figlia?"
"Sono talmente belle che vorrò tenerle tutte e due. Potrei cederne una per un paio di orecchini, ma non vedo orecchini degni dello scambio. Le mie canne sono troppo preziose."
"Non  vedi orecchini degni di scambio? - ripeté il mercante un po' indispettito  dall’incompetenza del suo interlocutore - Queste due gocce di corniola imprigionate in un cerchio d'oro non ti sembrano degne di ornare il lobo della tua bella?... E questi  due turchesi? Non sono più luminosi della Celeste Nut? Non  potrebbero degnamente ornare le orecchie di una graziosa ragazza, mio giovane signore?" continuava il mercante, ormai in trappola.
"Le due gocce di corniola." disse il ragazzo.
"Così sia! - si arrese l'altro - Due orecchini per una canna."
"E' il miglior affare della tua giornata, mercante, ma il mio è il cuore  di  un  innamorato."  Sospirò Mosè  prendendo   gli orecchini e tendendo una delle canne, poi si allontanò rapido.
"Adesso cerchiamo una collana d'oro."
"Pensi per davvero di scambiare quegli orecchini con una collana?”
"Certo! Cerchiamo qualche ladruncolo."
Ladri in azione e spacciatori di refurtiva non mancavano mai nei mercati, nonostante le guardie e le loro attivissime verghe. Mosè individuò immediatamente in quella marea di gente un esemplare appartenente alla sua stessa specie. Era un giovane sui venti anni, alto, magro e coperto di stracci. La mano destra era chiusa ad artiglio intorno ad un nodoso bastone coperto di polvere; anche i sandali, di ruvida corda intrecciata, che non portava   ai piedi,   ma attaccati al bastone, erano impolverati e
così gli stracci e perfino la testa. 
"Guarda quel merit. Guarda l'oggetto che ha in mano e che sta mostrando in giro con tanta circospezione."
"E' una collana e mi pare molto preziosa."
"Credi che nelle campagne da dove  è arrivato, le donne portino al collo collane come quella?"
"Certo che no!"
"Quel bifolco darà a me quella collana."
Il Ratto  si fece avanti deciso. Giuntogli alle spalle, lo prese saldamente per un braccio; il contadino ebbe un sussulto.
"Mostrami la tua collana." ordinò perentorio il piccolo Mosè.
"La collana? Quale collana?"
"Quella che tu stai nascondendo dentro la tua manaccia."
Vistosi scoperto, il contadino tentò la fuga, ma senza fortuna.
"L'hai rubata? A chi l'hai rubata?" domandò Djoser.
"Non l'ho rubata."
"Stai mentendo. Chiama la guardia, Mosè… subito…"
"Non l'ho rubata, vi dico. – si spaventò quello - L'ho trovata. L’ho trovata per terra. Lo giuro nel nome di tutti gli Dei."
"Basta così. Ti crediamo." si convinse Djoser e Mosè ne approfittò per mettere in atto i suoi propositi.
"Non ti dispiacerà cederla, allora, a me in cambio di questi orecchini. Faranno la gioia della tua bella e ti eviteranno la verga della guardia.”
"Prendila e dammi i tuoi orecchini."
"Adesso sì, che hai fatto un buon guadagno. E anche lecito! - Mosè prese la collana e cedette  gli orecchini, poi a Djoser - Andiamo. Il ronzio di tutte queste voci è molestia per le mie orecchie."
Lasciarono il mercato; il Ratto sogghignava soddisfatto.
"Hai visto, amico, come si trasforma una collana di pietre in una
collana  d'oro?" esclamò, agitando tutto orgoglioso anche la canna che gli era avanzata dallo scambio.
"Sì, ma tu hai approfittato dell’ingenuità di quella gente!"
"Ingenuità? La loro é stupidità ed ignoranza. - replicò convinto l'amico - Tanta stupidità ed ignoranza non deve andare sprecata, se può essere di qualche utilità a qualcuno."
"A te? Non capisci che quello che dici non è giusto nè onesto!"
"Davvero?  Se  questa collana fosse rimasta nelle mani di quel contadino, quello l’avrebbe venduta per una ciambella a qualcuno più furbo di lui! In questo modo, sono felici tutti: il contadino che, quando avrà mal di capo o di pancia per il troppo sole o troppo cibo, crederà che a farglielo passare saranno state le pietre della mia collana. Il venditore di sandali, quando si sazierà con del buon pane bianco ben cotto e il mercante di profumi, che tornerà a casa con un paio di sandali nuovi ai piedi. Sarà felice anche l'uomo delle canne, quando la fragranza di Babilonia gli guadagnerà le grazie della sua bella e così l'amata di quel merit, quando potrà ornarsi con orecchini degni di una regina... E sarà felice la tua principessa, quando le donerai questa collana."
"La mia principessa?" stupì Djoser, che aveva seguito quel fiume di

 

nota dell'autrice:

il brano è tratto dall'ultimo libro - titolo "DJOSER e lo Scettro di Anubi"   di Maria PACE  - Editrice MONTECOVELLO

per chi volesse proseguire la lettura, può richiederlo in qualunque libreria... grazie!