La Perfidia

La Perfidia

Le cronache degli ultimi tempi ci hanno abituato ad episodi di violenza inaudita compiuti da donne: madri che uccidono figli, figlie che uccidono madri, mogli che eliminano mariti,…
E’ frutto della rilassatezza dei moderni costumi? No, davvero! Le cronache di ieri ci fanno conoscere questa stessa tipologia di donna. Ecco qualche esempio.

 

- LUCREZIA  MALPIGLI

Lucrezia Malpigli e Lelio Buonvisi erano una giovane coppia dell’aristocrazia di Lucca. Belli, ricchi e felici, erano sposati da soli due anni quando arrivò la tragedia.
Una sera del 1591, mentre rincasavano da una funzione religiosa, furono assaliti da tre uomini armati di pugnali. Due dei malviventi colpirono a morte il povero Lelio, mentre un terzo tratteneva Lucrezia che, inginocchiata per terra nel suo candido abito bianco, gridava disperatamente: “Ma perché?”
I due, infatti, non avevano nemici e quell’aggressione non poteva avere altro scopo se non la rapina, ma a nessuno dei due era stato portavo via nulla.
Dopo qualche tempo i malviventi furono acciuffati e sotto tortura confessarono la terribile verità: erano stati assoldati dalla diabolica Lucrezia e dal suo amante, un certo Massimiliano Arnolfini: la veste bianca era proprio un segnale per gli assassini.
L’Arnolfini riuscì a fuggire, ma, catturato, di lì a poco diventò pazzo; Lucrezia, invece, finì i suoi giorni segregata nella cella di un convento.
 

 

-  MARIA  BRINVILLIER

 

Maria, marchesa di  Brinviliers, fu condannata per aver sterminato con il veleno l’intera famiglia: padre, fratello, sorella e perfino il marito. Lo scopo era quello di impadronirsi dell’ingente patrimonio familiare.
Una folla inferocita l’accompagnò lungo il percorso per il patibolo ed a stento le guardie  la sottrassero al linciaggio.
Amante di un ufficiale dell’esercito che, ospite della Bastiglia aveva diviso la cella con un noto alchimista di nome Niccolò Exili,  alla donna non fu difficile procurarsi il veleno.
La vita dispendiosa, sbarazzatasi di parenti e congiunti, che aveva preso a condurre, insospettì gli inquirenti. Riesumati i cadaveri e trovati nei poveri resti ragguardevoli tracce di veleno, fu chiaro a tutti che la diabolica donna aveva agevolato il trapasso dei familiari.
L’amante riuscì a fuggire e ad evitare il castigo, ma la donna fu arrestata e condannata a morte. La sentenza s fu eseguita nel luglio del 1676, tra le urla di una folla inferocita.