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“Vorresti conoscere la storia di Anubi, figlio di Osiride?”
“O Divino Sciacallo! – proruppe il ragazzo – Vuoi degnarti di parlare a Djoser di Questioni
Divine?”
“Ascolta! – fece semplicemente Anubi, con quella voce che di certo atterriva i Kau dei defunti quando li traghettava attraverso le vie della Duat, ma che, pur facendolo rabbrividire, non lo spaventava più – Questa non è la storia che si sente per bocca dei preti. Questa è la storia vera degli Dei. Ascolta!… Ra, Padre degli Dei, la cui sostanza è Fuoco e Calore, cercava una sposa di opposta sostanza che non restasse incenerita dal suo fulgore. La
trovò in Nut, Signora del Cielo.
Ra, però, non disdegnava altre compagne… ”
Djoser ascoltava e taceva.
“In verità, neppure la Celeste Nut era fedele. Al vecchio e bavoso Ra, preferiva Geb, forte e vigoroso.”
Una pausa e un respiro rovente che fece oscillare la fiamma del bivacco, poi Anubi fece cenno al ragazzo di tornare a sedersi accanto al fuoco e lo stesso fece anch’Egli, accosciandosi dall’altra parte.
“Nut e Geb si accoppiarono per quattro giorni, prima che Ra li separasse.”
Ancora una pausa e un profondo rossore sulla faccia di Djoser, non ancora iniziato ai misteri dell’amore e del sesso. Anubiebbe un sorriso indulgente che gli distese il volto e gli addolcì l’espressione dello sguardo incandescente e verde.
“Da quell’amplesso nacquero quattro figli. Il primo a lasciare il grembo materno fu Osiride. Fu subito forte, saggio e coraggioso come suo padre. Un’ora più tardi nacque Seth, ma la sua nascita fu violenta e produsse una dolorosa ferita nel grembo di sua madre, il Cielo, attraverso cui cominciarono a passare fulmini e saette, poi… poi nacque Isis, Dispensatrice della Vita. – recitò Anubi con enfasi – Iside, che scoprì il grano e lo mostrò ad Osiride affinchè ne facesse dono agli uomini. Nacque in un cielo sereno e irrorato di rugiada. E infine… infine nacque Nefty, la più bella fra gli Immortali.Nebthet, era il suo nome ren, a ragione di tanta grazia e bellezza, ma null’altro possedeva: solo grazia e bellezza. Non la misericordia o la generosità di Iside!”
Lo sguardo del Dio s’incupì; Djoser gli vide scuotere con veemenza il capo, tanto da far fluttuare vorticosamente l’etra intorno a loro. Il ragazzo si portò una mano alla gola come se stesse soffocando, ma Anubi stese un braccio e l’aria tornò placida, come il tono della voce, quando parlò:
“Tu non sai, però, che anche il vecchio Ra si era accoppiato con Nut durante
quei quattro giorni!”
“Oh!” fu il commento dell’allievo di Ptha.
“Chi può dire con certezza quali dei quattro fratelli siano Figli di Ra e quali di Geb?”
Non poteva giurarci, ma a Djoser parve avvertire una nota di feroce ironia nella voce di Signore del Mondo-Nascosto. Quasi divertita. D’altronde, se quelle cose accadevano in Cielo…
“Geb, che regnava sull’Egitto divise il Regno tra i due fratelli: a Osiride toccò l’Egitto Superiore ed a Seth andò l’Egitto Inferiore. Iside divenne la sposa di Osiride e Nefty fu fatta sposare a Seth. Ma… sai, tu, cosa avvenne?”
Djoser scosse il capo.
“La maledizione di Ra si abbatté su di loro. Sono Figli del Sole, andava domandandosi il vecchio e rancoroso Padre degli Dei, oppure sono Figli del Fango e della Palude?”
Djoser ascoltava allibito.
“Devo amarli oppure maledirli? Così si tormentava Ra, sopraffatto dal rancore e dalla gelosia, Ra scelse di maledirli. – la voce cavernosa del Signore del Cammino di Sotto tagliava l’aria come una spada; Djoser rabbrividì – Se Iside ed Osiride erano innamorati già da quando ancora si trovavano nel grembo materno, Nefty, invece, detestava Seth con la stessa intensità con cui ardeva d’amore per Osiride…”
Un ghigno! Era proprio un ghigno! Questa volta Djoser non aveva davvero dubbio alcuno sul tono della voce di Anubi.
“Desiderava le carezze dello sposo di Iside e detestava Seth che, dal canto suo, era talmente e follemente innamorato di Iside, da non tralasciare occasione per tentare di saltarle addosso.”
Djoser continuava ad ascoltare e sempre più la voce del Dio gli pareva caricarsi di pungente ironia e feroce sarcasmo.
“Fu così che una notte, essendosi, Iside, allontanata da casa, Nefty indossò il suo Tate e il suo Calasiris, Cinto e Mantello, e andò a stendersi sulla stuoia di Osiride per giacere con lui.”
“Oh! Oh!” non riuscì a trattenersi il ragazzo.
“Io fui il frutto di quella notte di passione rubata! – senza più ironia, priva di sarcasmo, la voce di Anubi sembrò il riverbero di un tuono. – Nefty mi rifiutò che ero ancora nel suo grembo, bastardo di Osiride, e Seth mi detestò con non minor accanimento. Quando nacqui, mia madre mi abbandonò alle insidie della palude, con la speranza che qualche Forza Superiore cancellasse la sua vergogna. Ma Iside, avvertita da Thot, accorse in mio soccorso”
“Sì! – osò interromperlo Djoser – Tra i cespugli di papiro, dove una femmina di sciacallo allattava i suoi cuccioli.
Anubi annuì.
“Neppure Iside, però, mi riconobbe. - ringhiò, facendo seguire un lungo respiro che parve risucchiare tutta l’aria circostante e che mise nuovamente in difficoltà il ragazzo – In-put? gli domandò... - una pausa, che lo Sciacallo Divino riempì con un un respiro che pareva l'ansimare di un animale ferito - Anche la Misericordiosa Iside venne presa dal dubbio!... Perfino Lei... In-put! – la rassicurò Thot: è Lui! spiegò.”
“In-put.” Djoser aveva ripreso a respirare regolarmente.
"Iside mi portò con sé. Mi nutrì e si prese cura di me come fossi carne della sua carne... mi amò come un figlio. E' lei mia madre... Lei, che mi allevò e mi amò come un figlio pur senza aermi generato... Lei è la mia sola Madre... Lei..."
Anubi pareva finalmente rasserenato; ebbe un sorriso e si alzò in piedi; l’aria intorno a lui fluttuò e le lingue di fuoco del bivacco reclinarono da un lato e poi dall’altro, fin quasi a toccare terra, e infine tornarono a svettare su; Djoser le seguiva con lo sguardo come ipnotizzat
“Riposa, adesso. – lo scosse Anubi – La notte è ancora lunga e Bes è vicino. Riposa sereno. Ti aspettano eventi straordinari.” e con queste parole, la Sua figura cominciò a dissolversi piano nell’aria. Si scompose in mille frammenti che resero quel posto, già magico e misterioso, come attraversato da mille fulmini.
La fiamma del bivacco riprese a bruciare. Djoser tornò a stendersi, circondato dai profumi della notte; profumi ed aromi forti e penetranti che avevano il significato del mistero e dell’eternità. Intorno a lui, nel buio vellutato e impalpabile, l’essenza divina del Signore del Mondo-Nascosto non si era ancora del tutto dissolta. Cullato dall’onda di quella misteriosa dolcezza,
Djoser si addormentò quasi subito e scivolò in un mondo di oscurità, di ombre e di immagini che si rincorrevano e sovrapponevano fin quasi a sfuggirgli. Aveva l’impressione di camminare lungo uno stretto corridoio in ripida pendenza, dritto e senza ostacoli. E mentre proseguiva, gli parve di vedere, sparsi per terra intorno a sè, i sigilli spezzati del tappo di chiusura
del corridoio percorso all’interno della piramide di Khufu.
(continua)
brano tratto dal libro: “DJOSER e lo Scettro di Anubi”
per chi volesse conoscere il seguito della storia, lo si può richiedere in qualunque libreria o direttamente alla Società Editrice MONTECOVELLO