LE GRAIE

LE  GRAIE
 
Sicuramente meno fastidiose ed invadenti delle cugine Arpie,   Divinità investite di funzioni funerarie, ma non molto più gradevoli, erano le Graie.

Capelli grigi (da cui il nome), ma candide come cigni, di cui amavano talvolta  assumere le sembianze, le Graie, figlie della ninfa  Ceto e del Genio marino Forcio, erano anch’esse  Geni dell Morte.
Erano tre e i loro nomi erano Enio o La-Guerresca, Dino o La-Terribile e Pafredo o La-Vespa
Il loro animale sacro era il cigno, che nella mitologia europea, dal Nord al Sud, è sempre stato considerato l’Uccello-della-Morte.
Il colore del piumaggio di questo splendido animale, infatti, è bianco e il bianco, nelle antiche culture, è sempre stato il colore del lutto (anche presso gli Egizi i quali non si trovavano certo in zona nordica)
Lo è anche per la forma a  “V” che lo stormo prende quando si alza in volo per la migrazione della mezza estate, essendo il segno V, considerato simbolo femminile (si tenga presente che siamo in epoca patriarcale, anche se il patriarcato avanza a lunghi passi).
I cigni emigravano a mezza stagione, epoca in cui si compiva il sacrificio del Re-Sacro o Paredro (oggi lo chiameremmo  principe-consorte) e si pensava che portassero via sulle loro ali l’anima del Re defunto.

Il mito secondo il quale le tre Divinità avessero un sol dente ed un sol occhio è nato molto più tardi e cioè in età classica avanzata.
L’unico riferimento a ciò, lo troviamo soltanto riguardo le imprese di Perseo, come racconto di tempi antichi.

Secondo questo mito, Perseo nella sua impresa per uccidere la Medusa, una delle tre Gorgoni, fu aiutato dallr Graie. Le sorprese, si dice,  mentre riposavano sui loro troni sul monte Atlante e portò via il loro unico dente e l’unico occhio, costringendole a rivelargli il luogo dove vivevno le Ninfe Stigie.
All’eroe era vitale avere questa informazione poiché queste ultime lo avrebbero fornito dei tre strumenti necessari a condurre a buon fine la sua impresa e cioè: i sandali per muoversi volando, la sacca in cui riporre la test della Medusa e l’elmo che rendeva invisibili.
Si trattava, in realtà, di un mito partorito successivamente da una fertile mente.
Secondo il mito originale, le tre Graie non si lasciarono affatto portar via il dente da Perseo, ma ne donarono uno ad Ermete per le sue proprietà divinatorie.
Ermete ricevette dalle Graie anche un Occhio Magico e il mito ci dice che questo eclettico Dio ne farà davvero buon uso: se ne servirà per dare un suono ai segni delle vocali ed delle consonanti inventate dalle Moire, cui i Greci attribuivano l’invenzione della Scrittura (come si vedrà)
Le Graie per le loro capacità divinatorie erano dette anche Forcipi o Profetiche: dal padre, Forci,  detto anche Genio-Profetico o Porcaro.
Nessun stupore!  Nei miti d’ epoca più arcaica i Porcari  esercitavano anche la veggenza ed erano conosciuti  anche con il nome Dios , “simile a Dio”.
Fu, infatti, con questo appellativo che Ulise si rivolse ad Eumeo, il porcaro dell’isola di Itaca.
Questo avveniva in età di tardo matriarcato ed inizio patriarcato; in età classica, invece, tale attività profetica era del tutto cessata.