LE VESTALI
Erano le Sacerdotessae di Vesta, Dea che presiedeva il focolare domestico e quello della citta di Roma.
Figlia di Saturno e Cibele, la sua figura ebbe particolare risalto nella cultura romana perchè in tempi molto antichi fu la sola Divinità femminile nella cerchia degli Dei di Roma.
Lo stato romano dell'epoca era un po' come una grande famiglia patriarcale (l'anima romana era fondamentalmente patriarcale) attaccata al focolare domestico e ad una famiglia devota agli Dei e di sani princpi. Fu naturale, dunque, che il Sacro Fuoco di Vesta diventasse centro della comunità e focolare dello Stato.
Non era il fuoco elementare e divampante della fucina di Vulcano, ma la fiamma placida e tranquilla dei focolari domestici e di quello della città che ardeva sull'Ara Sacra del Tempio dedicato alla Dea.
Le cure di quel Fuoco Sacro erano affidato a vergini appartenenti al più puro patriziato, selte in tenara età, dai 6 ai 10 anni e prive di ogni difetto fisico.
La consuetudine vuole che ad istituire l'ordine, che dalla Dea prese il nome di Ordine delle Vestali, sia stato Numa Pompilio, ma pare che esistesse già in passato, presso Latini e Sabini, poiché Rea Sivia, la madre dei famosi gemelli fondatori della città, era proprio una vestale.
Per tradizione la costruzione del Tempio, L'Atrium Vestae, si attribuisce a Numa Pompilio, ma fu completato ai tempi di Settimio Severo. A pianta circolare, edificato sul modello delle capanne dell'età del ferro, il Tempio, oltre al Fuoco, custodiva anche oggeti sacri e misteriosi: i Pignora imperii. Tra di essi, secondo la tradizione, c'era anche il Palladio, la statua di Atena che Enea aveva portato via dalla città di Troia in fiamme.
Il Pallladio era una statua di Atena in atto di sollevare scudo e lancia e deve il nome a Pallade, l'amica che la Dea uccise involontariamente durante un gioco.
Accanto al Tempio sorgeva la Casa delle Vestali.
Numa Pompilio ne istituì quattro, Tarquinio Prisco ne aggiunse altri due e si arrivò infine al numero di dieci. L'ordine fu abolito nel 389 da Teodosio.
Le Vestali godevano di grandi privilegi: non erano soggette a tutela paterna, erano scortate da un littore, occupavano posto d'onore durante gli spettacoli, potevano graziare un condannato che incrociava la loro strada, presiedevano alle festività in onore della Dea che si celebrano il 9 giugno, ricevevano una cospicua dote ed a fine esercizio potevano anche sposarsi.
Terribili, invece, le punizioni in caso di mancata osservanza al proprio ufficio: fustigazione in caso di mancata cura dle Fuoco Sacro e condanna a morte in caso di inadempienza al voto di castità.