Il principe Condlé è un giovane bello e prestante e tutte le ragazze del regno sono innamorate di lui. Perfino Mève, la più bella fra tutte le fate celtiche, arde d’amore per lui.
Un giorno, mentre il principe è a caccia con il Re, suo padre, ed alcuni amici, la Fata decide di comparirgli davanti.
Appare a lui soltanto.
Il gruppo di cacciatori sta riposando all’ombra di una grossa quercia, impegnato in piacevole conversazione, e non si accorge di nulla.
Anche il bel Condlé sta discutendo di cervi e caprioli, ma, d’un tratto, ecco comparire una bellissima creatura vestita in modo assai diverso da tutte le donne del Regno.
I capelli sono una fiammeggiante cascata ornata di preziose gemme ed umili fiori di campo e la veste è uno svolazzante mantello trasparente in cui l’intera foresta che li circonda sembra andare a specchiarsi. Anche la tunica, sotto il mantello, è vaporosa e candida come una nuvola attraversata dai raggi del sole di primo mattino.
E’ vaporosa e morbida, trattenuta in vita da un tralcio di fiori. Molto diversa dalle tuniche trattenute da corsetti di cuoio indossati dalle donne del Regno.
Il suo sorriso è smagliante ed ammaliatore.
“Chi sei?” domanda il principe.
“Vengo dalla Terra-dei-Viventi, dove non c’è morte, né peccato, né errore.”
“Con chi stai parlando, figlio.” domanda il Re, a cui la Fata è invisibile.
Il principe sta per prendere la parola, ma la Fata lo anticipa e pur continuando a rendersi invisibile, fa udire la sua voce.
“Tuo figlio, o Re, sta parlando con una creatura che non aspetta né morte, né vecchiaia. Io sono Mève, Dama dell’Amore e della Gioia e invito tuo figlio a seguirmi nella Terra-della-Gioia.”
Poi, al principe:
“Vieni con me, principe Condlè. – dice – Vieni con la Fata Mèvè, bel giovane dal collo ornato di collari d’oro. Vieni, bel giovane dalla chioma bionda e dal bell’incarnato e la tua bellezza non svanirà mai e la tua giovinezza durerà in eterno.”
Preoccupato e anche spaventato, il Re invoca l’aiuto del suo sacerdote-druido il quale pratica un incantesimo che costringe la Fata a rinunciare all’amore del bel principe.
Prima di allontanarsi, però, Mèvè gli consegna un dono: una mela.
Tornato a Palazzo, il ragazzo si ammala e non vuole altro cibo che quella mela la quale, miracolosamente, dopo averlo nutrito, continua a rigenerarsi.
Passa un po’ di tempo, ma le condizioni del giovane peggiorano e finalmente, un giorno, la Fata Mève si presenta a Palazzo e questa volta nessuno osa contrastarla.
Il giovane riacquista la salute e decide di seguire la sua Fata dell’Amore con cui vivrà per sempre felice e contento.
(analogie con la favola: “La bella addormentata nel bosco”