ORAZIA

ORAZIA

ORAZIA

Ci sono nomi,  miti e leggende che si ricordano fin dai banchi di scuola: Orazio Coclite, Muzio Scevola, Clelia... gli Orazi e i Curiazi...   Chi non li ricorda?
Ma quanti ricordano, ad esempio, la tragica figura di Orazia Claudia, sorella di quell'Orazio vincitore dell'epico duello?
Per chi l'avesse dimenticato, stiamo parlando dell'episodio che pose fine  alla guerra tra Roma ed Albalonga, al tempo di re Tullio Ostilio.
Ricordiamo bene che per porre fine alle ostilità si decise di affidare le sorti delle armi dei due eserciti ad un unico, semplice duello fra tre giovani gemelli romani, gli Orazi e tre giovani gemelli albalongani, i Curiazi.
Sappiamo che da un primo violento scontro due degli Orazi ne uscirono senza vita e che i tre Curiazi, pur feriti, si trovarono a fronteggiare un unico avversario. Sappiamo anche come quest'ultimo riuscì a mettere nel sacco gli avversari, fingendo di fuggire ed affrontandoli uno per volta e uccidendoli tutti e tre.
Ma che cosa accadde dopo?
Spesso le leggende tacciono su certi aspetti o particolari.  
La leggenda degli Orazi e Curiazi ha preferito tacere  sulla grande, ma contrastata e negata storia d'amore tra uno dei Curiazi ed Orazia Claudia, sorella degli Orazi. Era una profonda storia d'amore che avrebbe anche potuto dare un epilogo diverso alle ostilità fra le due città, se la politica della nuova nascente potenza non fosse stata quella della conquista.

Tornando a Roma da vincitore e con addosso le spoglie dei vinti, Orazio si imbatté nella sorella in trepida attesa, divisa da opposti sentimenti.
Alla vista dei trofei sulle spalle del guerriero vincitore, la giovane non riuscì a trattenere il proprio disperato dolore.  Affrontò il fratello con accenti  di rimprovero così aspri da costringerlo a sfoderare l'arma, la stessa con cui aveva difeso Roma   e ad ucciderla.
Un atto fratricida punibile con la morte per la Legge di Roma.

Orazio, infatti, fu condannato a morte. Il giovane, però, si appellò al popolo di Roma, che già aveva decretato Il Trionfo ai vncitori e il popolo lo assolse e gli evitò la scure.

E non bastò! Il padre della sventurata ragazza le rifiutò esequie e tomba e permise che la si seppellise là dove il fratello l'aveva uccisa e la si ricopresse di terra e sassi gettati dai passanti...  comportamento di spartana memoria!
Questa figura, il superstite Orazio, che  ha esaltato tante generazioni sui banchi di scuola per il suo eroismo, è stato da molti storici riportato oggi alla sua giusta dimensione.
Allora il Popolo era ancora davvero sovrano,  ben lo sappiamo. Come sappiamo che, in realtà, quell'episodio appartiene più alla leggenda che alla Storia, poiché la città di Albalonga  finì  rasa al suolo e il suo Re messo a morte.

Albalonga... la città degli Avi, fondata da Ascanio, figlio di Enea, da cui   Roma  si vantava di trarre i natali.