RIVALI

RIVALI


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“Ho portato del the.” una voce alle spalle l’interruppe.
Era Selima, la Favorita del grande predone.
Un’espressione indecifrabile stampata sulla faccia, Selima si fermò accanto ai due.
Era una ragazza florida e  grassa, così come molte altre donne della tribù; pancia e stomaco le sporgevano leggermente da sotto la tunica color dattero e le carni ondeggiavano in tutta la loro sfacciata opulenza, mentre si muoveva. Gli occhi erano molto belli. Neri e profondi, ma freddi come metallo ed affondavano tra due pieghe adipose leggermente ambrate.
Rashid la ringraziò con un sorriso e una fuggevole carezza sulla guancia.
Anche Selima sorrideva, mentre stendeva sulla stuoia vassoio, teiera e tazze: tre tazze, di cui però, riempì soltanto due. Ma Rashid le indicò la terza e le fece cenno di sedere, poi aiutò Jasmine a prender posto sulla stuoia.
Gli occhi delle due ragazze s’incontrarono: verdi, brillanti e un po’ velati quelli di Jasmine, neri, freddi e appannati quelli di Selima, che continuava a sorridere.
Un sorriso che suggerì cautela in Jasmine. Un sorriso privo di curve agli angoli della bocca. Un sorriso forzato e falso. Ciò nondimeno, anche lei la ringraziò, così come aveva fatto Rashid, poi prese la tazza dalle sue mani e l’accostò alle labbra.
Anche Rashid prese posto sulla stuoia. Proprio si fronte a Jasmine e si  raccolse in  trepida e tenera contemplazione del bel volto di lei, che una nube di malinconia aveva improvvisamente velato.
La presenza di Selima, che le sedette di fianco e che di tratto continuava a lanciarle occhiate indecifrabili, aveva spezzato il magico momento creato fra lei e l’uomo che le faceva palpitare il cuore.

Lasciate, più tardi, le due ragazze con la speranza che facessero amicizia, Rashid s’incamminò verso la tenda del suo sceicco.
Rashid conosceva Selima da più di un anno, ma era diventata la sua Favorita solo da qualche mese.
La ragazza  apparteneva alla tribù vassalla dei Kaza  ed era arrivata a Sahab a seguito di un attacco alla sua gente da parte di una tribù nemica.  Era prossima a compiere trenta anni ed era una ragazza dall’aspetto florido e piuttosto piacente: labbra carnose e sensuali, occhio vivace e nero, fisico prorompente.

 


Non era l’unica distrazione del capo, naturalmente, ma era la più richiesta tra le tante  concorrenti, fino a diventare un’abitudine e questo, giorno dopo giorno, ne aveva notevolmente accresciuto il prestigio e la posizione rispetto alle altre donne. 
I suoi sguardi di donna consapevole di sé e dell’ascendente su quel giovane uomo da tutti temuto, irruente e passionale, che poteva avere ogni donna ma che aveva scelto lei,  si caricavano di un piacere quasi torbido, quand’egli la cercava. Si era convinta che quel giovane tanto temerario nelle azioni quanto ardente nell’intimità, bello e scontroso, le fosse stato assegnato dalla sorte. Forse dallo stesso Allah!  
Da questo stato di intensa eccitazione, però, di ebrezza spasmodica, aveva avuto un brusco risveglio quando all’orizzonte era apparsa l’ombra della principessa Jasmine.  In realtà, all’inizio, gli sguardi di lui, smarriti e persi dietro inafferrabili pensieri, non l’avevano veramente scoraggiata, avendo, egli, continuato a chiedere la sua compagnia. Inconfessate sensazioni di smarrimento, però, sgradevoli e nuove, minacciavano ogni giorno di più quel suo  mondo di felicità, di folli spasmi e di lucida ebrezza. 
Selima, però,  non era più un’ingenua fanciulla: la mano del suo “signore” quando l’accarezzava era meno predace e meno eccitata  e inutile era ogni suo  segreto fascino per sollecitare i furiosi ed impetuosi desideri di un tempo.  Ma lei lo stesso continuava a vivere in quella specie di vaga eccitazione che la faceva sentire  immersa in un mondo di inaspettata fortuna. Come una bambina che riesce ad entrare in un mondo di favole e non vuol saperne di uscire.
Si era allarmata, perciò, quando aveva finalmente avvertito  la gravità della  minaccia: collera repressa e   un ossessionante bisogno di rivalsa nei confronti della rivale. Si era fatta arida e spinosa come una pianta di cactus riarsa dal sole, mentre un sofferto pallore le sbiancava ogni giorno di più le guance paffute, senza che neppure il velo di cipria colorata riuscisse  a ravvivare.

Un taciturno disagio si creò fra lei e Jasmine che cercava di evitarne lo sguardo.
La principessa rispondeva con sorrisi ai sorrisi di sarcastica ilarità con cui l’altra a tratti cercava di colmare quel disagio. E sorrise anche nel lasciare la stuoia per allontanarsi, qualche istante più tardi, dopo i convenevoli di saluto.
Lentamente si incamminò verso la Fontana-del-Fico, ma non da sola: lo sguardo della rivale, determinato e insaccato fra due strati adiposi, la seguiva ostinato come la sua ombra e  velato di controllato risentimento. Lo sentiva, quello sguardo, pesarle  sulle spalle come una veste scomoda; intuiva i pensieri e i risentimenti celati dietro la fronte: Selima era per lei come un libro aperto. Dai suoi discorsi e dalle “chiacchiere” delle donne, non aveva faticato a capire che la Favorita del “suo” Rashid era una di quelle persone che una volta ottenuto quel che volevano, l’avrebbero difeso con le unghia e i denti. Quello che Selima voleva era assai chiaro: semplicemte ed irrinunciabilmente conservare il privilegio di Favorita del capo, faticosamente e sottilmente conquistato.
Il sorriso sfingeo, i modi consapevoli e sicuri di sé, autoritari… no! Jasmine non aveva dubbi: dovevano custodire  talenti nascosti; il profumo intenso e carnale, la bocca carnosa e ingorda e quei suoi immensi occhi scuri che parevano nascondere e custodire voluttuosi, intimi segreti… la persona piccola e sfacciatamente opulenta, fluttuante entro l’ampia veste drappeggiata e dai ricami dorati… la veste sotto cui magistralmente doveva esercitare… ne era sicura… voluttuose, segrete raffinatezze…
Ma forse, provò a convincersi, raggiunta l’ombra che il grande fico accanto alla monumentale Fontana proiettava al suolo…  forse Selima appariva ai suoi occhi così temibile solo perché Rashid l’aveva amata e forse l’amava ancora…  Rashid amava Selima!… Il pensiero  irruppe dietro la mente come un fulmine e vi scavò una sottilissima linea orizzontale.
Le palpebre sbatterano più volte, con stupore quasi incredulo; lo sguardo addolorato, come accecato dal sole torrido. Come sbalordito.    

       

Non aveva mai pensato a Rashid innamorato di Selima… pronto a  fare  sesso con lei. Sapeva, certo, che nella sua vita dovevano esserci altre donne: Allah gli concedeva formalmente l’amore di quattro donne e Selima era certamente una di queste. Ma non ci aveva mai pensato prima,  il cuore e la mente occupati unicamente da quel serpentino spasimo di piacere che il solo pensare a lui le procurava.
Si rivide ansante e trepidante, pallida d’emozione, tra gli oleandri del giardino di Doha, ad attendere il suo ritorno... la promessa di tornare da lei… a sussultare con il cuore contratto di gioia ogni volta che sentiva pronunciare il suo nome che, pure, per breve tempo, aveva creduto quello di un nemico...  Rivide, mentre una scintilla di sorriso le aleggiava sulle labbra rosse come i petali di un fiore di melograno e le guizzava nel verde balenio degli occhi… rivide il piccolo  Amud!
Le riapparve improvvisa, nella luce accecante del giorno ormai fatto… le riapparve l’immagine del piccolo pastore nascosto entro l’enorme burnus color miele bruciato. Seduto alle spalle del vecchio capo di quella  tribù di beduini e un po’ isolato dagli altri.  Aveva scelto quel travestimento per sfuggire ad Hakam, l’uomo che  voleva farla sua sposa a costo di ucciderla e s’era trovata quasi nelle braccia di Rashid, ignaro d’averla al suo fianco, stesa sulla sua stuoia. Quanta emozione;  la gola chiusa, il respiro trattenuto, quasi provenisse dal più profondo di se stessa… dal suo grembo stretto dalle braccia contratte. Indescrivibile gioia,  la “sua”  coperta accogliente  sotto cui si era infilata, lasciandogli credere d’essere il piccolo, taciturno, scontroso Amud  e sentire il suo respiro accanto a sé, le spalle salde e possenti contro le sue. Gioia e paura… paura di tutto e di tutti, mentre  la luna saliva veloce sopra le dune.   Poi, l’episodio del medaglione e il piccolo Amud era tornato ad essere Jasmine e Rashid le aveva giurato amore eterno.
Ma nella vita di Rashid c’era anche Selima, perché nella vita di ogni uomo c’erano sempre altre donne. C’era Selima, la sua Favorita, capace di trattenere con la sua lussuriosa, sospirosa remissività, l’irrequieta  passionalità  del “suo” Rashid.
Lo consentiva la consuetudine. Lo consentiva Allah!
Lei non poteva che accettare anche se il cuore  doleva.                                   
(continua)

brano tratto dal libro