SESOTRI il Guerriero... e l'esule SINUHE

SESOTRI  il  Guerriero...   e l'esule SINUHE

Sesotri e Sinuhe: due nomi le cui vicende si intrecciano benché il primo appartenga alla Storia e il secondo, invece, alla fantasia.
Conosciamo la storia di Sinuhe, l’esule egiziano malato di nostalgia, attraverso le pagine di un grande romanziere: Mika Waltari. Lo scrittore finlandese, però, postdatò la vicenda di diversi secoli, collocandola all’epoca del faraone Amenopeth IV (meglio conosciuto come Akhenaton) durante la XVIII Dinastia.
La storia originale di Sinuhe, opera propagandistica ma autentico capolavoro della letteratura egizia, risale invece al Medio Impero (periodo in cui vi fu un vero fiorire dell’arte letteraria egizia) ed alla XI Dinastia dei Faraoni.
Racconta la morte del sovrano, Amenemhat I° e l’ascesa di Sesori I°, proprio come Waltari nel suo “Sinuhe, l’egiziano” racconta la morte di Akhenaton e l’ascesa del faraone Haremhab, generale di Thut-ank-Ammon.

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In realtà non si tratta di un unico racconto continuativo, ma della stesura di vari papiri (molti dei quali incompleti) da cui é stato possibile ricostruire l’intera vicenda che, sebbene faccia riferimento a fatti e persone reali, é una storia immaginaria.
Si parla di un funzionario di corte, Sinuhe, che casualmente viene a conoscenza di un complotto contro il Sovrano, Amenemhat I°. Preso dal terrore, egli fugge e raggiunge il paese di Retenu, dove trova ospitalità e riceve onori. Trascorsi gli anni ed assalito da una crescente nostalgia per la sua terrra, egli chiederà al Sovrano di farlo ritornare in patria.
“Chi beve l’acqua del Nilo anche una sola volta, tornerà per berne ancora.”

Nel racconto vi si narrano, dunque, avvenimenti realmente accaduti: la morte del Re e l’ascesa del suo erede.
Il Re, Amenemhat é caduto vittima di una congiura di corte ordita nell’interno dell’ipet reale, il gineceo e guidata dalla Regina in persona. I fatti, però, sono avvolti nel mistero più fitto e gli storici ne discutono ancora oggi: il drammatico episodio, infatti, è narrato in prima persona dallo stesso Sovrano come se fosse ancora in vita.
“L’insegnamento di Amenemhat I° a Sesotri I°” é il titolo della composizione e il Sovrano si rivolge all’erede, il principe Sesotri, come in un “Testamento spirituale”.

Durante quei drammatici eventi, però, il principe Sesotri si trovava lontano dalla corte, impegnato in una delle tante guerre contro le turbolenti popolazioni confinanti: predoni del deserto, nubiani, libici, ecc..
Si trovava proprio a combattere contro i libici quando lo raggiunse la notizia dell’attentato in cui era rimasto vittima il Re e che aveva gettato il Paese nello scompiglio, essendo i congiurati infiltrati ovunque, perfino nelle file dell’esercito stesso.
Avvertito del pericolo, il principe tornò di nascosto nella capitale, It-Tani, nel Faiyum e rientrò a Palazzo, occupandolo e riprendendone possesso.

Secondo gli storici moderni, il Sovrano era ancora in vita quando fu raggiunto dal figlio e che a dettargli gli “Insegnamenti”, esortandolo a non fidarsi di nessuno dei cortigiani, sia stato proprio Amenemhat.
La versione originale, invece, riferisce di una apparizione del Re al figlio come “fantasma”.
In ogni caso, la cura del Sovrano morente era quella di far accettare il figlio quale legittimo erede al trono.
Perché tale preoccupazione?
Perché egli, Amenemhat I°, era considerato un usurpatore.
L’epoca dei Re-Dei che regnavano per volontà divina era terminata con Nicotri, l’ultima Regina della VI Dinastia. Era seguito un periodo difficile e travagliato, passato alla storia con
il nome di “Primo Periodo Intermedio” in cui l’Egitto aveva conosciuto disagi e calamità di ogni genere.

Sesotri, il cui nome significa “L’Uomo di Useret” (una Dea di cui si hanno poche notizie) riuscì a condurre il Paese verso la pace e la prosperità.
Egli fu un grande guerriero ed un valente conquistatore. Allargò notevolmente i confini del Paese giungendo quasi fino in Europa. Al contempo, si mostrò molto generoso con il suo popolo, attuando una illuminata politica di riforme amministrative, legislative e sociali che gli guadagnarono titoli quali: “Stella che illumina il Doppio Regno” o anche “Falco che conquista alla sua potenza” e nel romanzo di Sinuhe é definito “Maestro di saggezza i cui piani sono perfetti.”
Egli liberò dalla schiavitù molti prigionieri di guerra (che appartenevano al Faraone-Stato come ogni cosa in Egitto) e dal capestro dei debiti, tutti i sudditi; non mancò, però, di sedare prontamente e risolutamente ogni tentativo ri dibellione per evitare il ritorno all’anarchia del Periodo intermedio appena chiuso.

Sesotri fu anche un grande costruttore e dedicò a tutti gli Dei, da Ra ad Ammon, da Atum a Ptha, numerosi Templi; arricchì di complessi templari ed architettonici la capitale, dove si fece anche costruire la sua Piramide L’opera sua più eccellente, di cui sono rimaste solo poche tracce fu un grandioso Tempio dedicato a Ra-Haracthy.
Durante il Nuovo Regno, secondo un malcostume consolidato nel tempo, la monumenale costruzione, però, fu utilizzata come cava di pietra per le fondamenta di nuovi edifici.

Altro grande merito da riconoscere a questo Faraone, proprio come ad un moderno monarca illuminato, fu la valorizzazione del territorio del Faiyum attraverso una vasta opera di canalizzazione. Qui egli fissò anche la sua capitale: Shedet (battezzata dai Greci Coccodrillopoli) sotto la protezione di Sobek, il Dio-Coccodrillo, Signore-dei-Pantani.