Omaggio storico alla GERMANIA calcistica - HERMANN l'eroe che sconfisse le Legioni Romane di Augusto
"Varo... Varo, rendimi le mie Legioni!"
Chi non ricorda il celebre lamento di Augusto mentre si aggirava disperato per le stanze del Palazzo.
Anno 9 d.C.
Hermann (Erminio), principe e condottiero della tribù dei Cherusci, in Germania, ed ex-Prefetto di una coorte cherusca dell'esercito romano, inferse a Roma una delle più gravi sconfitte della sua storia.
Nato nel 17 o 16 a.C. , Hermann era figlio di Segimero, Re dei Cherusci.
Sotto Tiberio, nel 5 d.C. servì nell'esercito romano in Germania e più tardi come luogotenente dei reparti di Cavalleria guidò truppe ausiliarie cherusce in operazioni militari romane in Pannonia. Ciò gli valse la cittadinanza romana. Attorno al 7/8 d.C. Hermann tornò nella Germania settentrionale dove i Romani avevano conquistato i territori compresi tra il fiume Reno ed Elba, posti sotto il comando del Legato Publio Quintilio Varo.
Hermann iniziò subito a complottare per impedire ai romani la realizzazione dei loro progetti, riuscendo a mantenere, nel contempo, l'incarico di ufficiale della Legione e la cittadinanza romana; inoltre, godendo della piena fiducia del Legato, Quintilio Varo, che lo aveva promosso suo consigliere militare, poté manipolarlo nella conduzione della campagna militare.
Varo, infatti, si fidava così ciecamente del principe cherusco, da non dare alcun peso alle accuse di tradimento mosse nei suoi confronti dagli stessi romani.
Il venticinquenne Hermann, però, maestro d'inganno, riuscì a stringere intorno a sé una coalizione contro Roma, formata da Cherusci, Marsi, Catti e Bructeri (più di 20 mila uomini) ed a preparare un'imboscata in cui attirò ed annientò le Legioni di Varo nella foresta di Teutoburgo, nei pressi della collina di Kalkriese, circa 20 chilometri a nord-est di Osnabrück.
Clades Variana, ossia "Disfatta di Varo", é il nome con cui si ricorda quella battaglia. Anno 9 d.C.
Praticamente Arminio condusse personalmente le tre Legioni di Varo dentro la trappola da lui stesso preparata:
forse un caso unico nella storia militare, quello del comando tattico di una battaglia affidato per entrambi gli schieramenti, allo stesso comandante.
I legionari romani, infatti, non furono schierati in assetto di combattimento, come avrebbero dovuto, ma furono fatti proseguire all'interno di un territorio ostile in semplice assetto di marcia e carichi dell'equipaggiamento e la maggior parte di essi furono uccisi senza nemmeno potersi i difendere.
Le Insegne Militari furono portate vie.
I Germani, riportano le cronache (dai racconti dei pochi sopravvissuti) si abbandonarono ad atti di inaudita violenza ed atrocità.
Varo si suicidò.
Roma, dopo ulteriori sette anni di guerra, rinunciò ad ogni tentativo di conquista della Germania,. Anche perché lo sconcerto provocato dal tradimento di un "cittadino romano" che si ostinava a difendere una cultura che i romani consideravano barbara ed inferiore, era davvero grande.
Dopo la disfatta di Teutoburgo, Hermann non cessò le otilità. Trascinò nella lotta contro Roma molte tribù. Costrinse anche Segeste, capo dei Catti a prendere le armi contro Cesare benché i rapporti fra i due fossero davvero pessimi: Hermann gli aveva rapito la figlia Tusnelda, di cui era innamoratissimo, benché questa fosse già stata promessa ad un altro uomo. La ragazza, però ricambiava appassionatamente il sentimento di Hermann e condivideva anche il suo progetto di rivalsa contro Roma.
Nel 15 d.C. Germanico riuscì a far prigioniero Segeste e sua figlia Tusnelda, incinta di Herman ed a condurli a Roma; Hermann e Tusnelda non si rividero mai più.
Anche Herman fu fatto prgioniero, quell'anno; liberato dai suoi uomini, però, raggiunse la foresta di Teutoburgo da dove continuò a condurre una guerriglia assai insidiosa per le Legioni romane.
Morì nel 19 d.C. , ma non per mano dei Romani, bensì della sua stessa gente che temeva il suo crescente potere. Usciti di scena i Romani, infatti, il capo dei Cherusci si trovò a fronteggiare Maroboduo, altro potente capo germanico, Re dei Marcomanni.
Le due forze si scontrarono in una cruenta battaglia da cui Hermann uscì vincitore e rafforzato e con l'aspirazione a farsi Re della Germania, ma contro la volontà dei Germani..
Ed ecco cosa disse di lui lo storico Tacito:
"... ebbe a suo sfavore l'amore per la libertà del suo popolo, e assalito con le armi mentre combatteva con esito incerto, cadde tradito dai suoi collaboratori. Indubbiamente fu il liberatore della Germania, uno che ingaggiò guerra non al popolo romano ai suoi inizi, come altri re e comandanti, ma ad un Impero nel suo massimo splendore. Ebbe fortuna alterna in battaglia, ma non fu vinto in guerra. Visse trentasette anni e per dodici fu potente. Anche ora è cantato nelle saghe dei barbari, ignorato nelle storie dei Greci che ammirano solo le proprie imprese, da noi Romani non è celebrato ancora come si dovrebbe, noi che mentre esaltiamo l'antichità non badiamo ai fatti recenti."
Hermann.... Arminio, dal latino Arminius, significa "uomo dell'esercito" o "guerriero" e fu preso ben presto elevato a simbolo della lotta dei popoli germanici contro Roma.